Recentemente, il Tribunale di Bologna si è trovato a dover decidere sul riconoscimento della cittadinanza italiana a 12 cittadini brasiliani, discendenti di un’emigrata italiana del 1876. In questa occasione, il giudice ha sollevato una questione di incostituzionalità, chiedendo se l’assenza di un limite temporale per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis possa violare i principi costituzionali. Come avvocato esperto in diritto dell’immigrazione, ritengo questa questione manifestamente infondata.
Il Principio dello Ius Sanguinis per il riconoscimento di cittadino italiano
La cittadinanza è una condizione personale, che rende una persona membro del popolo di un determinato Paese. Secondo il nostro ordinamento giuridico, da oltre un secolo, questa condizione si acquisisce automaticamente per il solo fatto di nascere da un cittadino italiano, indipendentemente dal legame effettivo con il Paese d’origine. Questa impostazione riflette la volontà del legislatore italiano di garantire una continuità nel riconoscimento dell’appartenenza nazionale, sancendo il diritto di trasmettere la cittadinanza per discendenza. Contestare questo principio, introducendo limiti temporali, significherebbe ignorare la giurisprudenza consolidata e tradire i valori che hanno informato il nostro ordinamento per secoli. La cittadinanza iure sanguinis non è un privilegio, ma un diritto fondamentale che spetta ai discendenti di cittadini italiani, a prescindere dalla distanza temporale.
I rinvii e i tentativi di negare il diritto alla cittadinanza
Negli ultimi anni, ho osservato con crescente preoccupazione una tendenza, da parte di alcuni settori del governo e della magistratura, a mettere in discussione principi fondamentali come quello dello ius sanguinis. Questi rinvii costituzionali non fanno altro che generare ritardi inutili, negando di fatto il diritto ai nostri concittadini di ottenere il riconoscimento della loro condizione. Procedimenti che dovrebbero essere risolti con celerità si trasformano in iter lunghi e complessi, frustrando le legittime aspettative dei richiedenti.
Il paradosso della cittadinanza negata a coloro che nascono in territorio italiano
Permettetemi, infine, una provocazione. Se davvero si ritiene essenziale un legame forte ed esclusivo con il territorio italiano per il riconoscimento della cittadinanza, perché non sollevare la stessa questione per gli stranieri che vivono in Italia da generazioni? Molte persone, nate e cresciute qui, parlano la nostra lingua, condividono la nostra cultura e contribuiscono attivamente alla nostra società, eppure non vengono riconosciute come cittadini. Al contrario, sono spesso vittime di discriminazioni.
Il diritto alla cittadinanza non può essere regolato da limiti arbitrari. È un principio universale, sancito dalla nostra Costituzione e dalla volontà storica del legislatore. Limitare il riconoscimento dello ius sanguinis sarebbe non solo incostituzionale, ma anche un passo indietro nella tutela dei diritti fondamentali. È nostro dovere, come giuristi e cittadini, difendere questi principi e garantire a chi ne ha diritto il riconoscimento della propria appartenenza al popolo italiano.