Riforma del diritto fallimentare
La nuova legge fallimentare si inquadra in un processo innovativo di una nuova cultura giuridica dell’impresa codificata nel nuovo codice della crisi d’impresa.
Il parere dell’esperto negli accordi di ristrutturazione del debito. Avv. Domenico Damiani
D. Quali sono le novità più importanti della nuova riforma del diritto fallimentare?
R. L’impresa assume un ruolo centrale nel panorama economico di un territorio. L’imprenditore non è più considerato un soggetto da punire ma da aiutare.
D. Cosa significa concretamente?
R. Chi fa impresa corre sempre un rischio. Questo rischio adesso è condiviso anche con i creditori. Questo avviene perché la nuova cultura del diritto fallimentare attribuisce all’impresa un ruolo virtuoso e attivo per la società. L’impresa è un soggetto che produce ricchezza per tutti, non solo per l’imprenditore.
D. Quali sono i nuovi meccanismi di premialità?
R. L’obiettivo è la salvaguardia della continuità aziendale economica. Questo concetto è condiviso con i creditori chirografari per una percentuale relativa alle eventuali perdite. Si è passati dal concetto di fallimento a quello di liquidazione di impresa. Se l’impresa ha ancora i requisiti per restare sul mercato, si cerca di garantire la prosecuzione della sua attività economica con l’abbattimento percentuale dei crediti chirografari e con lo sconto sugli interessi da pagare per i debiti nei confronti dello Stato.
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D. Sul fronte dei controlli quali sono le novità?
R. Il legislatore ha individuato un nuovo soggetto deputato al controllo, che risiede nelle Camere di Commercio. Si tratta del cosiddetto OCRI. L’imprenditore in difficoltà può attivare una procedura di allerta. L’organismo di controllo si affianca all’imprenditore per individuare la soluzione migliore per la gestione dell’impresa ed avviare la fase di concordato e ristrutturazione dei debiti con i creditori
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D. Significa che non ci sono più sanzioni?
R. Affatto. L’aspetto sanzionatorio del fallimento resta invariato. La nuova Legge sul Fallimento, però, introduce una fase anteriore concordata nelle procedure di allerta con l’intervento dell’OCRI. Ma l’imprenditore deve adeguarsi con nuovi strumenti di controllo dei conti dell’impresa. La procedure di allerta è avviata su base volontaria dagli organi di controllo della società o dai debitori pubblici, INPS o Agenzia delle Entrate. Se l’imprenditore non attiva la procedura di allerta per la ristrutturazione del debito o non ottempera a quanto previsto dall’organismo di controllo interno per il recupero del credito ovvero la restituzione del debito, l’impresa va incontro a sanzioni.
D. Qual è la genesi di questa nuova riforma del diritto fallimentare?
R. Nasce dall’esigenza di tutelare l’impresa che opera in un territorio, rispetto alle grandi imprese globali. Inoltre, ciascun debitore, quindi qualunque categoria di impresa, dal piccolo artigiano alla società, è soggetto alla procedura fallimentare e la procedura di allerta è stata pensata proprio per evitare il fallimento e aiutare anche l’impresa.
D. La nuova riforma fallimentare agevola il recupero del credito?
Il sistema è alternativo al concordato preventivo e al concordato fallimentare. Ma questo sistema alternativo per il recupero del credito e la restituzione del debito nulla toglie a quanto già previsto dalla legge per l’aspetto recuperatorio del credito. Anche con il concordato preventivo si può ottenne la salvaguardia dell’impresa con la riduzione dei debiti. La novità è che con questi nuovi strumenti, al risanamento debitorio si aggiunge anche l’esigenza di garantire la continuità aziendale.
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