Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa per la gestione del debito l’abbiamo già descritto in questo link sulla Nuova Legge Fallimentare e dell’Insolvenza, mentre le ragioni per le quali il legislatore ha elaborato e approvato la cosiddetta riforma fallimentare è stata ben spiegata nell’intervista video dell’Avvocato consulente creditizio per le imprese Domenico Damiani. Tuttavia bisogna ritornare sull’argomento, dato che il legislatore ha deciso di stabilizzare le nuove procedure nate dal principio di fondo che l’impresa non è più un soggetto da sanzionare, ma da tutelare per fare in modo che possa continuare a svolgere il suo ruolo sociale. L’impresa infatti produce ricchezza per tutti i soggetti coinvolti nel suo ciclo produttivo ed economico, imprenditore, fornitori, dipendenti.
Entrano in vigore le nuove norme del codice del fallimento. L’intervento nella procedura negoziale, dell’avvocato che si occupa di diritto fallimentare
Tecnicamente il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e fallimento avrebbe dovuto essere già in vigore dal 16 Maggio 2022. Tuttavia, il legislatore articola la riforma del fallimento a seconda di quelle che sono le sue valutazioni e ha rimandato al 31 dicembre 2023, l’entrata in vigore del Titolo II contenente la disciplina dell’allerta e della composizione assistita della crisi. Il differimento è stato reso necessario per via degli adeguamenti del Codice della crisi alla Direttiva UE 2019/1023, le cui disposizioni devono essere recepite entro il 17 luglio 2022. Nell’attesa, il legislatore ha deciso di anticipare alcuni degli istituti contenuti nel Codice, come gli accordi ad efficacia estesa ed agevolati o le convenzione di moratoria.
In vigore da novembre alcune delle norme previste dal codice della crisi d’impresa
Le novità immesse fin da subito nella legge fallimentare attuale e già previste dal Codice della Crisi d’Impresa sono:
- gli accordi ad efficacia estesa;
- la convenzione di moratoria;
- gli accordi di ristrutturazione agevolati;
- la previsione relativa ai coobbligati e ai soci illimitatamente responsabili;
La consulenza creditizia nella procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa
Finalmente, a partire dal 15 novembre 2021 tutti gli imprenditori iscritti nel registro delle imprese che si trovano in condizioni di squilibrio patrimoniale, in crisi o in difficoltà economica, finanziaria o di liquidità da rischiare l’insolvenza nei confronti dello Stato o dei partner commerciali potranno avvalersi della nuova procedura di composizione negoziata della crisi. La ratio della norma è condivisibile: ho un problema finanziario legato alle cause più diverse, lo Stato mi fornisce gli strumenti per:
- analizzare la condizione dell’impresa;
- trovare un punto di equilibrio con i creditori;
- rilanciare l’attività d’impresa.
L’avvocato che si occupa di Diritto Fallimentare è una delle figure previste o per affiancare l’imprenditore in qualità di esperto indipendente, o per aiutare l’imprenditore nelle negoziazioni previste dal nuovo codice. In ogni caso, gli iscritti da almeno 5 anni all’Albo degli Avvocati che documentano di aver maturato precedenti esperienze nel campo della ristrutturazione aziendale e della crisi d’impresa, insieme ai dottori commercialisti ed esperti contabili, consulenti del lavoro, amministratori d’impresa possono, a determinate condizioni, far parte dell’Albo istituito presso ogni Camera di Commercio, dal quale attingere per la nomina dell’esperto al quale è affidato il compito di agevolare le trattative negoziali necessarie per il risanamento dell’impresa.
La base volontaria della procedura negoziale e le agevolazioni di premialità per l’imprenditore
Lo strumento della procedura negoziata è attivabile su base volontaria. Il vantaggio per l’imprenditore è che in caso di insuccesso, la procedura negoziale non tracima in quella fallimentare. Ma non è l’unico vantaggio della procedura negoziata prevista dal legislatore, infatti l’accesso volontario al concordato prevede altre misure premiali tra le quali:
- la riduzione al tasso legale degli interessi sui debiti fiscali;
- la riduzione delle sanzioni tributario e la rateazione delle imposte.
Altri aspetti positivi della procedura di negoziazione della crisi d’impresa. Il nuovo “fallimento”.
- La riservatezza. Il tentativo di composizione della crisi è presidiato dal principio di riservatezza: non solo l’esperto è tenuto a tale obbligo ma anche tutte le parti coinvolte nelle trattative.
- La piattaforma per presentare la composizione della crisi. L’istanza di accesso alla composizione negoziata si presenta tramite la piattaforma unica nazionale, accessibile dai siti web delle camere di commercio presso cui è iscritto l’imprenditore. Le procedure previste per l’iscrizione permettono all’imprenditore di verificare la situazione in cui versa la propria impresa e l’effettiva perseguibilità dell’operazione di risanamento anche in funzione dei documenti presentati, che forniscono un quadro generale della situazione contabile, finanziaria e debitoria dell’impresa.
- La nomina dell’esperto “fallimentare”. La richiesta di nomina dell’esperto non apre automaticamente il concorso dei creditori; non determina alcuno spossessamento del patrimonio dell’imprenditore. Resta l’obbligo di garantire la gestione non pregiudizievole per i propri creditori e in coerenza con gli obblighi previsti dall’art. 2086 c.c., ma l’impredirore continua nella gestione ordinaria e straordinaria dell’impresa, potendo eseguire pagamenti. Inoltre, la nomina dell’esperto indipendente è affidata ad una commissione composta da tre membri che durano in carica due anni e che vengono designati dall’autorità giudiziaria, dal presidente della camera di commercio regionale e dal prefetto.
Ecco come l’imprenditore conduce la procedura negoziata della crisi
La negoziazione è, e resta, per tutta la durata del percorso, una prerogativa dell’imprenditore, che conduce le trattative grazie all’aiuto dei consulenti legali che si sceglie. Per esempio, l’avvocato di fiducia nella conduzione dell’ex fallimento, ora procedura negoziale della crisi, può suggerire il momento giusto per tutelare il patrimonio dell’imprenditore da iniziative che possono pregiudicare le trattative e mettere a rischio il risanamento dell’impresa. In questi casi, l’avvocato che cura gli interessi dell’imprenditore può richiedere una protezione del patrimonio domandando l’applicazione di misure protettive, successivamente sottoposte alla conferma da parte del giudice.
Come si conclude la procedura negoziale risolutiva della crisi d’impresa.
L’esito più auspicabile per la conclusione della procedura di composizione negoziata della crisi è la stipula del contratto con i creditori, che soddisfi entrambe le parti e che possa assicurare la continuità aziendale per un periodo non inferiore a due anni. Il contratto può prevedere:
- la convenzione in moratoria;
- il piano di risanamento con o senza attestazione;
- l’accordo di ristrutturazione dei debiti;
- la presentazione di una domanda di concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio o in subordine, accedere ad una delle procedure disciplinate dall’attuale legge fallimentare.
Ecco perché più è tempestivo l’intervento volontario di apertura della procedura di negoziazione, meglio l’imprenditore risolve l’eventuale crisi di liquidità, economica o finanziaria dell’impresa.