La questione dei precedenti penali rappresenta un crocevia critico nel processo di concessione della cittadinanza italiana e solleva interrogativi sul bilanciamento tra il diritto all’integrazione e la necessità di sicurezza pubblica.
Perché e quando la Legge prevede il Diniego della Cittadinanza in Presenza di Precedenti Penali
La legislazione italiana traccia linee guida precise riguardo il ruolo dei precedenti penali nel processo di concessione della cittadinanza, imponendo una valutazione scrupolosa della condotta individuale del richiedente e del suo impatto sulla società. In sostanza, nella concessione della cittadinanza italiana l’amministrazione deve verificare la coincidenza dell’interesse pubblico, con l’interesse di chi la richiede, tenendo conto delle conseguenze che discendono dal conferimento della cittadinanza. Il principio generale che regola la concessione della cittadinanza è la valutazione della stabile integrazione del soggetto che chiede di diventare cittadino italiano, nel tessuto sociale in relazione al lavoro che svolge, allo stato economico e familiare e alla irreprensibilità della sua condotta. I criteri di valutazione che l’amministrazione applica per determinare quando un precedente penale assume rilevanza tale da precludere l’accesso alla cittadinanza italiana, discendono dalle conseguenze che si possono generare dal conferimento della cittadinanza e la decisione discende dalla valutazione sul bilanciamento tra il diritto individuale all’integrazione e le esigenze di sicurezza e integrità della comunità nazionale.
Le procedure di valutazione sulla richiesta di cittadinanza italiana
La procedura di valutazione per la concessione della cittadinanza italiana prevede un’attenta analisi dei criteri stabiliti dalla normativa vigente, considerando non solo i precedenti penali del richiedente ma anche altri fattori quali il grado di integrazione nella società italiana, il rispetto delle leggi del paese, la capacità di mantenimento economico. La valutazione è condotta dalle autorità competenti che esaminano la documentazione presentata e possono richiedere ulteriori informazioni o chiarimenti. Per superare con successo la valutazione, è fondamentale che il richiedente dimostri un comportamento irreprensibile e un genuino legame con la comunità italiana.
Ecco quali sono i reati e le condanne penali che impediscono di diventare cittadini italiani
Le norme che regolamentano il diniego della cittadinanza italiana per motivi penali sono principalmente contenute nella legge sulla cittadinanza italiana (Legge n. 91 del 5 febbraio 1992) e nelle sue successive modifiche e integrazioni. Inoltre, la giurisprudenza e le circolari interpretative forniscono chiarimenti e direttive su come applicare queste norme nei casi specifici. Questi documenti stabiliscono i criteri e le condizioni sotto le quali i precedenti penali possono influenzare la decisione di concedere o negare la cittadinanza italiana. Tuttavia, stante la Legge che regola la disciplina del diniego della cittadinanza italiana in presenza di condanne penali, va anche chiarito che non tutte le condanne penali impediscono di diventare cittadino italiano, ma solo quelle relative a reati gravi che generano timore e disagio sociale ed in relazione ai quali non c’è dichiarazione di estinzione e di riabilitazione.
Ricorsi e Sentenze Rilevanti. Casi studio
Per enfatizzare questo aspetto e chiarire l’importanza della valutazione è opportuno ricordare 2 casi emblematici relativi alla concessione o al diniego della cittadinanza in presenza di precedenti penali. Nel primo caso si tratta della concessione della cittadinanza italiana a persona con precedenti penali di scarso rilievo sociale e minore entità.
La condanna penale di per sé, non impedisce la concessione della cittadinanza italiana
Vecchie condanne e l’assenza di valutazione sull’entità dei fatti non possono automaticamente essere fatti ostativi alla concessione della cittadinanza e non basta richiamare la sentenza di condanna per giustificare il diniego alla cittadinanza. la richiesta della cittadinanza dev’essere sottoposta ad una valutazione dettagliata da parte dell’amministrazione, che deve considerare:
- la gravità dei fatti;
- il livello di integrazione sociale del richiedente;
- il tempo trascorso dalla condanna.
Il Consiglio di Stato, cui si è rivolto il richiedente per far valere il suo diritto alla cittadinanza, ha chiarito che per la concessione è necessaria un’accurata istruttoria ed una eventuale motivazione precisa di diniego, evitando decisioni arbitrarie e frettolosa basate esclusivamente su precedenti penali datati.
Diniego della cittadinanza per precedenti penali nel nucleo familiare. Quando il precedente penale e la condanna sono motivo di diniego della cittadinanza italiana
Il TAR LAzio, invece, in un caso analogo, ha stabilito il diniego della cittadinanza italiana al richiedente perché i figli hanno commesso reati gravi e socialmente rilevanti. I comportamenti dei familiari del richiedente, la valutazione del contesto familiare, la natura stabile del legame familiare, sono tutti elementi che rientrano nel processo di valutazione cui si è fatto riferimento sopra e influenzano la decisione sull’attribuzione della cittadinanza. I reati commessi dai 2 figli del richiedente erano socialmente rilevanti. Si trattava di reati quali ricettazione, furto, uso di sostanze stupefacenti e violenza privata.
Anche se i reati contestati non sono stati commessi dal richiedente la concessione della cittadinanza ma dai suoi figli è comunque legittimo il diniego, perché la natura del legame stabile e duraturo tra padre e figli potrebbe condizionare il richiedente che, anche solo per ragioni affettive, potrebbe agevolare o proteggere comportamenti in contrasto con l’ordinamento giuridico.