Se ne parla da qualche mese da quando la Corte Costituzionale, con la sentenza del 2 dicembre 2017, ha deciso di accogliere il principio di bilanciamento tra le esigenze di tutela del bilancio pubblico e quelle del principio di adeguamento e sufficienza della pensione riconosciuto dallo Stato. Da quel momento, le proteste contro il blocco della rivalutazione delle pensioni sono aumentate.
Nel 2015, con un’analoga sentenza, la stessa Corte aveva riconosciuto a tutti i pensionati il diritto al corrispettivo dovuto con la rivalutazione della pensione. Ma adesso, l’unica strada percorribile per un ricorso contro il blocco della rivalutazione della pensione è solo quella proposta per la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, CEDU
Nei mesi scorsi molte organizzazioni di categoria hanno intrapreso diverse azioni giudiziali per la tutela del diritto alla perequazione della pensione per i loro associati, chi alla Corte dei Conti delle regioni nelle quali erano residenti i pensionati associati, piuttosto che al TAR del Lazio, ma molte sono state le incertezze relative alle modalità giuridiche per ottenere la rivalutazione della pensione. Tuttavia, è certo che la sentenza di dicembre 2017 della Corte Costituzionale chiude le porte a tutte le vie giuridiche interne per il ricorso, perché sono state esaurite con la sentenza di dicembre della Suprema Corte. Ma, per contro, quella sentenza le apre a quelle europee per violazione del diritto al giusto processo
Alcune incertezze da chiarire riguardano anche il ricorso promosso alla CEDU:
- La prima riguarda i tempi per accedere al ricorso CEDU, contro il blocco delle pensioni in Italia. Il termine per l’adesione previsto dalla normativa europea per la presentazione di un eventuale ricorso alla CEDU, è quello di 6 mesi dalla data di pubblicazione della sentenza della Consulta, che risale al 2 dicembre del 2017.
- La seconda riguarda l’adesione, che è possibile in via individuale e non collettiva, anche se quella che si prospetta per il ricorso contro il blocco della rivalutazione della pensione è una vera e propria class-action cioè un’azione legale collettiva, alla quale bisogna aderire individualmente in quanto soggetti appartenente tutti ad una medesima categoria.
- L’eventuale adesione del singolo pensionato che vuole ricorrere alla Corte CEDU di Strasburgo, in caso di riscontro positivo del ricorso, gli darebbe il diritto al risarcimento del danno subito dal blocco della rivalutazione della pensione per un importo che può variare da 8 a 25 mila euro, a seconda della pensione percepita.
- A suo tempo, sulla spinta del primo ricorso alla Corte Costituzionale, per interrompere la prescrizione molti pensionati inviarono una lettera di messa in mora all’INPS. Per costoro si configura la possibilità di ottenere i ratei della perequazione del 2012/2013. Per tutti gli altri, invece, la possibilità è quella di recuperare i ratei restanti del 2013.
- Il ricorso alla CEDU si configura come un’azione per far valere nei confronti dello Stato Italiano, il diritto al risarcimento del danno subito causato dalla negazione del diritto al giusto processo relativo all’incidenza retroattiva del decreto Poletti, successivo alla sentenza della Corte Costituzionale 70/2015 che aveva, invece, riconosciuto le ragioni dei ricorrenti